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spezie



SPEZIE

Sostanze vegetali derivate da radici, cortecce, semi, fiori, rizomi e gemme, costituenti la parte più pregiata degli aromi in quanto contenenti resine e oli essenziali. I più noti nel Mediterraneo e in Europa fin dall'antichità furono cannella, noce moscata, pepe, zenzero, chiodi di garofano, ai quali furono spesso attribuiti poteri divini tra cui quello di sconfiggere la morte: gli egizi ne usavano varie combinazioni nei trattamenti di imbalsamazione dei cadaveri; i greci vedevano nel fumo del loro abbruciamento sacrificale il canale di comunicazione tra gli uomini e gli dei; una leggenda mediorientale li diceva nati dalle lacrime di Adamo dopo che, cacciato dal Paradiso, era caduto nell'isola di Ceylon, e in molte parti d'Europa ancora nel Medioevo si credeva che provenissero, trasportati dalla corrente dei fiumi dell'Eden, dalla mitica sorgente della giovinezza situata al centro del paradiso terrestre, ai piedi dell'albero della vita. Erodoto dichiarava di non sapere dove si producessero le spezie ma riferiva la tesi di una loro origine semidivina; tesi condivisa in vario modo da altri autori antichi che, sulla base delle confuse informazioni di cui disponevano, attestavano la provenienza delle spezie dagli estremi confini di questo o di quel territorio orientale, assunto a limite tra le terre conosciute e l'ignoto, tra l'umano e il divino. Di fatto le spezie arrivarono in gran parte dall'estremo Oriente, dall'India, da Goa, da Ceylon, dall'Indonesia, dalla Cina con lunghi percorsi a dorso di cammello attraverso la Persia e il Turkestan, fino ai porti del mar Nero; oppure da imbarcazioni affidate dagli abitanti delle isole dell'oceano Indiano alla spinta dei monsoni fino alle coste orientali dell'Africa, ai porti del golfo Persico e del mar Rosso, dai quali lungo il Nilo giungevano ai mercati del Mediterraneo orientale (Alessandria era il più attivo) e da lì ai porti di tutta l'Europa. Nel mondo greco le spezie, come in genere gli aromi, erano destinate prevalentemente a uso religioso e sacrificale, mentre l'impiego in cucina era sconsigliato per il sapore troppo dolce o troppo amaro o troppo astringente che avrebbe rovinato il gusto dei cibi. In Roma invece, almeno dai tempi di Augusto, si usavano diffusamente le spezie per la preparazione dei cibi e per l'aromatizzazione dei vini, oltre che per uso cosmetico e medicinale. I commerci con l'oriente continuarono ad alimentare un enorme giro d'affari, sia pure con andamento oscillante da epoca a epoca, anche dopo la caduta dell'impero romano, per aumentare vertiginosamente dopo il Mille. Dal VII secolo, di fronte alla scarsa iniziativa commerciale europea furono i mercanti orientali, ebrei e siriaci a spingersi fino a Marsiglia per rifornire i mercati dell'Europa nordoccidentale. Le repubbliche marinare, soprattutto Venezia e Genova, a partire dal IX secolo fondarono la propria fortuna sul commercio delle spezie, che costituiva l'obiettivo principale dei viaggi delle loro navi verso il Levante; i tedeschi erano i migliori clienti del mercato veneziano, di cui assorbivano più della metà della merce. Il consumo diffuso delle spezie nell'Europa medievale rispondeva all'esigenza alimentare di mascherare gli odori delle carni, allora base della cucina ma spesso imperfettamente conservate, e ad esigenze farmaceutiche, poiché oltre ad accertati poteri digestivi si attribuivano loro caratteristiche di farmaci polivalenti e alcune erano addirittura ritenute efficaci contro la peste. Uno dei motivi dell'organizzazione di viaggi di esplorazione nel XV secolo fu appunto la necessità di individuare percorsi rapidi e non pericolosi per raggiungere i paesi delle spezie scavalcando la costosa intermediazione degli arabi, la cui potenza militare e politica in effetti andò declinando, sulla scia di quella economica, dopo che Vasco da Gama ebbe aperto al Portogallo la via marittima per le Indie orientali (1498); i portoghesi allora divennero i "droghieri d'Europa" e, spingendosi fino all'Indonesia, alla Cina e al Giappone, crearono un impero commerciale diventando una grande potenza mondiale. Anche le successive fortune di Olanda e Inghilterra trovarono parte delle loro motivazioni nella forte spinta esercitata dai commerci delle spezie. In un primo tempo i mercanti olandesi corrispondevano alla corona una quota di circa il 30 per cento del carico in cambio di protezione armata; quando le spese militari si fecero troppo alte, la corona finì per riservarsi il monopolio del pepe e delle altre spezie. Ma già il commercio con l'oriente e con le Indie occidentali, seguendo nuove esigenze e cambiamenti di gusto maturati nel XVII e nel XVIII secolo, puntava verso altri obiettivi; le compagnie commerciali inglesi, forti dell'appoggio del loro governo, riuscirono a monopolizzare il mercato mondiale di quelli che, fino alla seconda guerra mondiale, furono definiti generi coloniali, affiancando alle spezie nuovi prodotti sempre più richiesti quali zucchero, cacao, tè e caffè.

R. Nistri



J.Innes Miller, Roma e la via delle spezie, Einaudi, Torino 1974; M. Detienne, I giardini di Adone, Einaudi, Torino 1975; M. Bryce, L'enciclopedia delle spezie, Gremese, Roma 1986.